
Dal Libro delle Rivelazioni di Giuliana di Norwich.
L'Amore è tutto
"Dal primo momento in cui ebbi queste rivelazioni, spesso desiderai sapere più chiaramente cosa intendesse nostro Signore. Più di quindici anni dopo, mi fu data in risposta una comprensione spirituale e mi fu detto: “Bene, vorresti sapere cosa ha inteso il tuo Signore e conoscere il senso di questa rivelazione? Sappilo bene: amore è ciò che lui ha inteso. Chi te lo rivela? L’Amore. Che cosa ti rivela? Amore. Perché te lo rivela? Per amore. Rimani salda nell’amore, e lo conoscerai sempre più a fondo. Ma in lui non conoscerai mai cose diverse da questa, per l’eternità”. Così vidi con assoluta certezza che Dio prima ancora di crearci ci ha amato, di un amore che non è mai venuto meno, né mai svanirà. In quest’amore egli ha fatto tutte le sue opere, tutto quello che è vantaggioso per noi, e in quest’amore la nostra vita dura per sempre. Quando siamo stati creati abbiamo avuto un inizio, ma l’amore nel quale ci ha creati era in lui da sempre, senza principio. Tutto questo noi lo vedremo in Dio, durante l’eternità".
Cap. 86. Op. cit., p. 320.
L'Amore immutabile di Dio
"La fede c’insegna che soltanto il Verbo assunse la nostra natura, e nessun altro. Per fede sappiamo che Cristo solo compì tutte le grandi opere che appartengono alla nostra salvezza, e nessun altro; allo stesso modo è ancora lui solo che le porta a compimento, cioè è lui che abita in noi, ci guida in questa vita e ci conduce alla sua felicità. Così egli farà fino a che ci sarà sulla terra un’anima destinata al cielo, a tal punto che se non ci fosse nessun’anima sulla terra tranne una, egli starebbe con quella sola fino a che non l’avesse condotta nella sua beatitudine. L’amore, infatti, non gli permette mai di essere senza pietà, e nel momento in cui cadiamo in peccato e ci dimentichiamo di lui abbandonando la cura della nostra anima, allora Cristo da solo si fa carico di noi. Per questo egli se ne sta afflitto e piangente. Allora è nostro dovere, per rispetto e gentilezza, volgerci in fretta a nostro Signore e non lasciarlo solo. Egli è solo quaggiù, vale a dire soltanto per noi egli è qui. Nel momento in cui io mi estraneo da lui a causa del peccato, della disperazione o della pigrizia, io lascio che il mio Signore se ne stia solo, almeno per quanto dipende da me. Così facciamo tutti noi, che siamo peccatori; ma anche se ci comportiamo così molto spesso, la sua bontà non gli consente mai di lasciarci soli, ed egli continua a dimorare in noi, con tenerezza ci scusa e ci mantiene costantemente liberi dalm biasimo davanti ai suoi occhi. Meraviglioso e maestoso è il luogo dove il Signore dimora; perciò egli vuole che rispondiamo prontamente al tocco della sua grazia, più intenti a rallegrarci nella totalità del suo amore che a rattristarci per le nostre frequenti"
Capp. 80. 81. Op. cit., pp. 308-310. 311.